interviste
impossibili
Mi sembra opportuno aprire questa
nostra serie di “interviste improbabili” con una figura femminile di grande
carisma, quale è stata per ovvi motivi la regina di Svezia, Cristina.
Una donna risoluta, mai banale o
prevedibile, che, nel bene o nel male, ha senz’altro rappresentato una
piacevole e discutibile novità.
Forse perché essendo svedese( anche
se la Svezia monarchica del 1600 non è certamente paragonabile a quello stesso
Stato nazionale che gioca un ruolo di prestigio nella nostra contemporaneità)
ha potuto avvalersi di una tale libertà di costumi che l’ha fondamentalmente
resa libera nel pensiero e nell’azione.
Cristina ha dunque avuto la ghiotta
opportunità di mostrarsi al mondo come una “femminista anti litteram”, una regnante
sui generis,bella e potente allo stesso tempo, un’anima inquieta e capace
di tener testa, con astuzia e spavalderia, a quel mondo rigorosamente al
maschile, chiuso e bigotto, che vedeva nella donna una sorta di figura minore
da sottomettere e soggiogare a proprio piacimento; insomma una specie di
prestigioso trofeo di caccia da esibire con compiacenza.
Immaginiamo di trovarci nello
splendido Palazzo Farnesi, meraviglioso gioiello di una Roma trasognante, dove
bellezza, cultura e poesia si sposano all’unisono con la civetteria di una
popolazione verace, in grado di accogliere, a sorpresa, come una figlia
putativa, anche quella straniera, dallo spirito tormentato, che ha lottato, in
un frastornante silenzio, per le donne e i loro diritti inalienabili.
Qui , in una stanza da mille e una
notte, ci troviamo al cospetto con Lei, la discutibile sovrana svedese, che,
dall’altezzosità del suo trono barocco, risponde alle nostre curiosità da
giornalisti in erba …
“Innanzitutto buongiorno. Vogliamo
cominciare la nostra insolita chiacchierata partendo dal principio della sua
vicenda umana. Ebbene ci potrebbe dire qualcosa di più intorno alla sua
famiglia e alla sua infanzia alla corte svedese?”
“Mio padre era Gustavo Adolfo,
l’eroe indiscusso della Guerra dei Trent’anni, il quale morì in singolar
tenzone in quel di Lutzen nel 1632.
Quando venni al mondo la levatrice
di Palazzo mi aveva preso per un maschio; forse perché gli astrologi di corte
avevano predetto la nascita di un principe ereditario, o forse perché il Re mio
padre era così smanioso di una discendenza declinata al maschile.
Ma penso che l’errore grossolano
della levatrice di corte fosse dipeso dal fatto che il mio piccolo corpo fosse
insanguinato nella placenta e che questo fatto facesse quindi dubitare della
mia stessa sessualità. Inoltre fin da piccola io penso di aver palesato fin da
subito quella mia indole ribelle, dimenandomi con virile prepotenza.
A sei anni rimasi quindi orfana e la
mia stessa educazione non fu affidata, come il protocollo recita, a mia madre
Eleonora del casato Hohenzollern di Prussia, in quanto donna assai frivola ed
isterica, incapace di trasmettere valori ed educazione ad una giovane mente
ancora da svezzare.
Così, secondo un precedente accordo
intercorso tra mio padre e la stessa corte svedese, fu il Cancelliere, amico di
fiducia di mio padre, Axel Oxenstierna, uno dei più grandi statisti della
nostra epoca, a prendersi cura della mia stessa educazione e creanza.
Di lui ho ancor oggi un bellissimo
ricordo come uomo e come maestro. Grazie a lui ho imparato ad amare grandi
uomini di pensiero, quali Tacito e Seneca. Non smetterò mai di ringraziare
questa estrosa personalità di concetto che mi ha permesso di diventare la donna
fiera e consapevole quale sono oggi!”
“E’ cosa nota del suo immenso amore
per ogni forma di arte … ci può dire, per favore, quale è stato il suo
effettivo rapporto con la cultura?”
Sono una folle sostenitrice della
cultura come nutrimento fondamentale della mente e dell’animo umano.
Fin da ragazzina dormivo poco e
studiavo in modo convulso quasi feroce il latino, il greco e l’ebraico, oltre a
quattro lingue moderne, tra le quali, in una nicchia d’onore, l’italiano.
E ancor oggi questo mio amore verso
il sapere a trecentosessanta gradi mi porta a tenere con determinazione e
costanza una corrispondenza attiva con tutte quelle figure notabili che
abbelliscono la cultura europea.
Mi considero modestamente una
sovrana mecenate, amando alla follia il rinascimento italiano. Ho, per la
rabbia dei miei consiglieri, perfino svuotato le casse del mio stato per
ammodernare e rendere l’università di Uppsala la più grande struttura del Nord.
Inoltre non paga di tutto ciò ne ho
istituite altre due: una a Turku in Finlandia e una seconda a Tartu in Estonia,
miei territori personali.
Ho anche creato una casa editrice
importando dall’Olanda le migliori maestranze; per riformare il sistema
scolastico mi sono avvalsa della preziosa collaborazione di un grande
riformatore quale è senza ombra di dubbio lo stesso Comenio.
Mi sembra quindi di aver attinto da
questo mio grande amore per la cultura in modo onesto e trasparente, dando al
mio popolo e alla gente comune la concreta possibilità di progredire
acculturandosi.
“Roma città amica, Roma città del
cuore … come è stata dunque accolta dallo stesso popolo dell’Urbe? “
Era il 1668 quando decisi per un mio
capriccio personale di risiedere nella Città Eterna, dove non persi l’occasione
di svolgere una parte di primo piano all’interno dello stesso tessuto sociale,
dividendomi tra politica, mondanità e cultura.
La mia prima residenza ufficiale fu
niente di meno che lo splendido ed intrigante Palazzo Farnese. Quando non ebbi
più la pecunia in grado di soddisfare a pieno il suo medesimo mantenimento, a
malincuore lo dovetti lasciare.
Quindi ripiegai su Palazzo Corsini,
a quel tempo conosciuto con il nome dei Riario, il quale mi fu suggerito dal
Cardinale Decio Azzolino, poi mio devoto uomo di fiducia.
Qui nella Città Eterna ebbi i
medesimi Romani ai miei piedi, proprio loro mi avevano adottata di gran cuore e
mi avevano considerata fin da subito una sorta di loro first lady.
“ Lei ha anche compiuto un viaggio
in Francia, soggiornandovi per qualche tempo … Che differenza di accoglienza ha
notato nella capitale francese?”
Certamente ! per molti lo scopo di
quel mio viaggio fu semplicemente quello di conoscere il sovrano Luigi XIV, a
quel tempo appena diciottenne; ma non era così!
In realtà io volevo conoscere quegli
scrittori e quei scienziati di cui avevo sentito molto spesso parlare con gran
entusiasmo: da Voltaire a Ninon de Lenclos, la quale era stata temporaneamente
rinchiusa in un convento per tutte le sue intemperanze.
Lo confesso mi avevano sedotto i
suoi peccati, il suo spirito e la sua spregiudicatezza!
Parigi fu alquanto scandalizzata dai
miei modi inconsueti, qui mi si considerava una donna strana, che parlava e
rideva a voce troppo alta e che contravveniva a più riprese alla stessa
etichetta.
Inoltre nella capitale francese mi
accorsi che uno tra i gentiluomini del mio seguito, al secolo Monaldeschi,
faceva atto vile nei miei stessi confronti, attuando una vigliacca operazione
di spionaggio ai miei danni. E così non ci pensai neppure per un istante, dopo
averlo condannato a morte, lo feci giustiziare negli appartamenti, che lo stesso
sovrano francese mi aveva concesso in uso durante il mio soggiorno nel suo
palazzo.
“Molti interessi e molte intuizioni
ante litteram … ci può, per cortesia, illustrare il suo rapporto con la
medesima società e con il medesimo periodo storico, in cui proprio lei è
l’indiscussa protagonista?”
Posso iniziare col dirvi dello
spettacolo teatrale da me finanziato … piéce per pochi intimi ed intenditori
dal titolo “L’empio punito” di Filippo Acciajoli, affidata alla prestigiosa
interpretazione del più grande attore della nostra epoca, Tiberio Fiorilli,
conosciuto ai più con l’appellativo di Scaramuccia.
Ho fondato una sorta di Accademia
reale, che è diventata poi il nucleo originario della famosa Arcadia, e di cui
io stessa ho redatto statuto e regole.
E poi che dire i miei interessi
principali sono leonardeschi. Nella mia vita non ho neppure disdegnato di
occuparmi di archeologia, mi sono occupata di scavi e ne sono stata
ricompensata dal ritrovamento di una meravigliosa Venere datata primo secolo
avanti Cristo. Come collezionista affamata di bellezza sono stata in grado di
reperire, con mia grande sorpresa, tele di Tiziano, Rubens e Raffaello. Ho
sempre adorato il Berinini e per questa ragione andavo molto spesso nel suo
studio e rimanevo assai rapita nel guardarlo mentre scolpiva e dava vita alle
sue pregevoli opere. Gli ho perfino commissionato uno specchio. Quando poi il
Maestro è passato a miglior vita mi ha perfino lasciato in eredità una piccola
fortuna di sue creazioni circa quaranta mila sculture.
Ma la mia passione principale resta
il teatro, a dire il vero mi sarebbe piaciuto averne uno personale, come i
Colonna o i Barberini, ma non avendo abbastanza liquidità per nutrire questa
mia follia, mi sono consolata aiutando l’Acciajoli a fondare quello di Tor di
Nona; il quale fu solennemente inaugurato nel 1671 con la rappresentazione di
un’opera lirica dal titolo “Scipione l’Africano”, a me dedicata. Fu uno
straordinario successo. Da allora mi sono perfino inventata impresaria
scritturando il fior fiore degli artisti in voga.
Ne ho avuti alle mie dipendenze di
famosi, ma l’artista che ricordo con più slancio affettivo resta senza ombra di
dubbio il castrato Antonio Rivani detto il “Cicciolino”. Tanto è vero che
quando il Duca di Savoia me lo soffiò io rimasi molto male perché di
quell’artista fu assai gelosa.
Per concludere posso raccontarvi una
chicca ho perfino condiviso con il mio amico- consigliere Azzolino una grande
passione per l’alchimia. E proprio noi due insieme abbiamo creato all’interno
di Palazzo Riario una sorta di distilleria nella quale ha creato i suoi
prodotti il mago del tempo in questa nobile arte … il Bandera. Ed io come una
bambina curiosa passavo le ore nell’osservarlo mentre creava le sue meraviglie.
“Religione e filosofia due mondi a
confronto; due mondi a lei molto cari … in quale modo li ha potuti cavalcare?”
La filosofia per me fu una specie di
rifugio per placare la mia irrequietezza di donna e di sovrana. Mi misi subito
in relazione con Pascal il quale mi mandò in dono un prototipo di computer anti
litteram di sua propria invenzione.
Con la religione non fu certo amore
a prima vista: Luterani e Cattolici li vedevo come fumo negli occhi.
Ad essere sincera ho sempre
detestato i minacciosi sermoni e il severo rituale di quei suoi saccenti
precettori, che ceravano ad ogni costo di inculcarmi insieme all’amore per la
Bibbia … l’odio perentorio per la cultura umanistica e rinascimentale, di cui
lo stesso cristianesimo ne è intriso.
È forse per questa ragione, o per
meglio dire per questa severa pedagogia, che ho deciso di tuffarmi a capofitto
nell’appagamento più libero dell’intelletto e dei sensi che la cultura stessa
mi offriva su di un vassoio d’argento.
Quindi in una cattedrale o in una
basilica ciò che mi attira veramente non è Dio, ma Raffaello e Michelangelo.
“Roma è anche “città” del Papa …
quale rapporto c’è tra lei e questa figura?”
Rapporto di falsa cortesia, ci
annusiamo ma non ci frequentiamo … siamo due mondi separati da una grande ed
incolmabile distanza.
“ Lei e l’amore … un binomio
assai scottante e alquanto chiacchierato in un’epoca di false convenzioni e di
perbenismo affettato … ci può dire qualcosa a riguardo?”
Io sono il baluardo dell’amore
libero, mi accompagno con l’uomo, ma non disdegno neppure la compagnia di una
bella donna … e forse è per questa ragione che tra me e i vari pontefici non
c’è mai stato un vero e sentito feeling. Anzi ad essere sinceri si potrebbe quasi
dire che tra me e lo stesso pontefice c’era una distanza quasi incolmabile, che
ci avrebbe di certo fatti guardare in cagnesco per il resto dei nostri giorni.
Partiamo dal principio con il
Cardinale Azzolino, amico e fedele consigliere, non posso negare un certo
trasporto … una tenera amicizia, osteggiata e troncata sul più bello
dall’irruenza papale, ma soprattutto minata dalla comparsa di lei: Angelica
Giorgini.
Lei è stata per me una sorpresa, una
vera ventata di novità. Angelica era davvero bella … di una bellezza quasi
vergognosa che faceva andare in delirio l’ormone maschile. Eccellente soprano
lei sola è stata in grado di regalarmi fino in fondo il vero piacere di essere
donna.
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