MANI DI FATA
C’era una volta un Paese
felice, che si trovava ubicato su di una piccola collina sempre in fiore … Qui
nessuno sapeva cosa fosse la guerra; qui nessuno –grazie a Dio- aveva mai avuto
sentore di cosa significasse “giocare” d’indifferenza …
Tutti, come in un’enorme
bolla di sapone di melensa castità di puro sentimento, erano gentili gli uni
con gli altri, era come assistere ad un meraviglioso girotondo di bontà targata
“Mulino Bianco”!
In questo luogo non era mai
inverno! Non vi era mai il buio! Era dunque sempre primavera … di cuore e di
anima! Qui era sempre la stagione dei fiori di pesco appena sbocciati … dei
pini e dei pioppi secolari che si incontravano in un eterno abbraccio di rami
intrecciati …
E in quell’aria che odorava
di gentil novità si propagava in un delirio di corrispondenza di armoniosi
sensi … quel canto ingenuo e fecondo di un piccolo usignolo perennemente in
festa.
Ma tutta questa beatitudine
oggi andava lentamente scemando in un’isteria collettiva. Sua Grazia, il
principe Ettore – legittimo erede al trono- aveva dunque glorioso genetliaco! E
tutto il regno era così in giustificato fermento, in quanto il giovane
aristocratico avrebbe compiuto il ventiseiesimo anno di età …
momento in cui, nolente o volente, lui stesso avrebbe dovuto assumersi
l’onere di scegliere cortese consorte, per poi convolare a giuste nozze;
giurando eterna fedeltà, di anima e di intenti, … a quel trono paterno, che di
lì a poco gli sarebbe spettato, per legittimo diritto di nascita e di sangue,
alla morte del sovrano suo padre!
Tradizione voleva infatti
che giovane virgulto di regal discendenza scegliesse … in fatal contesa di
giovani fanciulle, l’una contro l’altra, in simpatica tenzone … sorriso di
donna, che l’ avrebbe dunque accompagnato in sua vecchiaia, in una gioiosa
musica comune!
Infatti molte tra le
ragazze, sparse tra le numerose cittadine del regno, in età da marito, avevano
accettato di buon grado di sfidarsi, senza esclusione di colpi, in quel solenne
gioco al massacro, che avrebbe di certo cambiato loro la stessa esistenza.
Il tutto consisteva nel
donare al regal rampollo un piccolo cadeau fuori dal comune, un piccolo dono
innocente capace di riscaldargli il cuore, procurandogli emozioni sincere e
pulsanti!
Colei che avesse fatto
breccia nel suo impavido cuore ancora vergine del vero amore; avrebbe dunque
avuto la ghiotta occasione di porgere su suo capo acerbo corona in gemme assai
preziose …
Tra le molti partecipanti
al lieto evento, ce n’era una, che nessuno di certo, in quel piccolo regno di
pace e di bontà, avrebbe mai potuto affermare, a cuor leggero, che possedesse
le qualità calzanti per partecipare a cotanta tenzone … perché non era lei di
nobili natali; perché la stessa natura, matrigna crudele, si era accanita,
assai prepotentemente, nei suoi confronti, negandole, a priori, la stuzzicante
gioia di avvenenza ed eleganza!
Ma lei … l’Ubalda,
vent’anni di lieta spensieratezza, incurante di tutto e di tutti, scese in
campo a testa alta! Del resto lei era amica, sincera e presente nella vita
dell’erede al trono! Quante lunghe cavalcate … nei boschi adiacenti al palazzo
reale … aveva fatto in compagnia del bel principe Ettore! Principe di nascita e
di cuore; infatti il giovane rampollo di regal casata non aveva mai disdegnato
la vicinanza di quella burrosa fanciulla così poco charmante; non gli
interessava affatto la poca grazia dei lineamenti di quel viso squadrato, dove
trionfava in un tripudio di imbarazzo un “ nasone”, che perfino Dante avrebbe
ripudiato con veemenza!
Ettore in lei vedeva la
risata più spontanea, la compagna di giochi più sincera ed affidabile … a lui
di lei piacevano quei due occhi assai furbi, neri come la pece … impazziva
letteralmente, quando quelle sue mani da pianista, accarezzavano furtive e vogliose
quei soffici ricci, color della carota più matura. E che dire del sorriso
accattivante dell’Ubalda? Ogni qual volta che la fanciulla sorrideva al mondo,
pareva che il sole danzasse succube in un cielo immaginario di” lietezza “senza
fine!
Sicuramente la nostra amica
non era particolarmente accattivante, ma quanti la conoscevano bene, non potevano
che affermare, che la stessa possedeva il segreto della gentilezza
disinteressata di un’anima pura, sempre pronta a prodigarsi per quel prossimo a
lei così tanto caro.
Della sua giovialità e
della sua simpatia innata ne aveva dunque fatto quasi una sorta di arma letale!
Insomma l’Ubalda ,
nonostante il suo scarso glamour, brillava di luce propria e sapeva davvero
fari ben volere ed apprezzare da quanti avevano il privilegio di ritrovarsi
nella sua stessa scia!
Per lei, diventare la
legittima consorte dell’erede al trono non era altro che una specie di spassosa
barzelletta metropolitana; aveva accettato di partecipare a quella fatal
tenzone, solamente per offrire al suo amico Ettore un regalo, capace di aprigli
il cuore e di donargli emozioni senza fine …
E poi ad essere sinceri, la
ragazza non ambiva per nulla a convolare a giuste nozze, in quanto, essendo
l’unica donna in una famiglia tipicamente patriarcale, aveva il suo gran da
fare a tenere a bada l’incontenibile irruenza di ben undici uomini dalle età
più svariate.
Purtroppo l’Ubalda non
aveva mai avuto una madre come faro o come maestra di vita; poiché mamma Gianna
era deceduta dandola alla luce!
I suoi giorni non erano di
certo le tipiche giornate di una fanciulla libera e sbarazzina, eppure lei era
sempre lieta di ciò che il buon Dio le offriva quotidianamente.
Le sue ore erano scandite
dalle faccende di casa … dai frugali lavoretti nella piccola falegnameria di
papà Giorgio; passando per quei momenti gioiosi in compagnia degli animaletti
di casa. Insomma lei era un fuoco d’artificio, un’esplosione di vita sempre
pronta ad avvolgere in un caldo abbraccio quanti le volevano bene e facevano parte
della sua stessa cerchia!
Ora lei aveva solo un
gravoso problema da risolvere … cosa regalare al principe Ettore? Decise
quindi, senza troppi indugi, di sfruttare la sua vena artistica, in materia di
falegnameria … e così in una tiepida mattina di maggio, canticchiando
un’orecchiabile melodia dell’infanzia, si incamminava felice nel bosco … in
cerca di un pezzo di legno pregiato, per poter così forgiare un dignitoso
flauto per traverso, da poter donare al festeggiato di turno!
E qui la nostra amica
Ubalda, Uby per i più intimi, si trovava immersa in una realtà surreale, oserei
quasi dire un mondo fantastico, dove l’elemento-natura andava a braccetto, in sacre nozze, con
l’elemento - animale … e nell’aria candida di un giorno qualunque … si poteva
udire melodia, senza tempo, senza storia … di un silenzio di amorevoli sensi,
nell’eterna corrispondenza di quel disegno divino, che dipingeva – a piedi nudi
e mani tremanti- la tela ancora intonsa
dell’animo umano!
Ma ecco apparire dal nulla la
fata SBRODOLINA, che, amica sincera e di lunga data della ragazzina, si sentiva
in obbligo di “topicare” il destino più assurdo, con quella strana bacchetta a
forma di cubano … per compiere un’insolita “ MISSION IMPOSSIBLE” … Aveva
deciso, infatti, poiché Uby non era di
certo quel mostro di grazia femminile e di aristocratica eleganza, di donarle
il cosiddetto “ SEME DELLA BELLEZZA”, affinché avesse una chance in più di far
breccia nel focoso cor dell’aitante principe Ettore Maria Gabriele Fulgenzio
Adelmo.
E così “ PARIPAPU …” eccola
trasformarsi in una incredibile “ FEMME FATALE”, con ogni dettaglio al posto
giusto, in un armonioso puzzle di sensualità e di eroticità, capaci di far
perdere la “capa” al santo di turno o al povero sventurato in preda ai suoi più
irrefrenabili pruriti giovanili!
Non era più la cozza
simpatica e ridanciana, che perdendosi nel bosco adiacente casa, spogliava i
suoi pensieri più segreti tra le braccia di quella quercia secolare! Ora era
una donna bella, burrosa e vestita alla moda … in grado di catturare nella sua
rete, fatta di mille tentazioni, anche il BRAD … figlio di quello squalo dello
ZIO SAM!
Ma Uby, quando si specchiò
nelle limpide acque di quel laghetto artificiale, nobile dimora, dell’ultimo
Cigno, tenero amante di Wagner ispirato, si scoprì per la prima volta nuda ed
impaurita, perché percepiva in quella top- model d’assalto una nemica da abbattere … la
negazione totale del suo IO primordiale!
D’altronde accettare quella
maschera di perfezione voleva anche dire ripudiare a priori quella giovane
madre, che ancora acerba, aveva donato, senza alcuna esitazione, la sua stessa
vita, affinché quel dono, che aveva portato in grembo per ben nove mesi, venisse
alla luce e regalasse al mondo i suoi vagiti migliori!
In questa maniera, la
nostra protagonista, baciando in fronte un’attonita FATA SBRODOLINA, riottenne
le sue sembianze e la sua dignità di DONNA!
Cosa fece allora la fata,
sorpresa e commossa da quell’inaspettato gesto gratuito, compiuto- a brucia pelo-
da una sorprendente donna ancora in erba? Decise in gran carriera di donarle un
bel pezzo di tenero legno, proveniente, pensate voi, dal sacro abete tanto caro
alla progenie celeste.
Così la nostra intrepida
Uby, con le sue sapienti mani e il suo immenso amore, avrebbe di certo potuto confezionare uno
splendido flauto per traverso da donare, nel giorno del suo imminente genetliaco,
al suo tanto adorato amico, principe Ettore.
E fu in questa maniera, quasi poetica, che lo
stesso disegno prospettato dalla simpatica fata SBRODOLINA, lentamente, giorno
dopo giorno, andava prendendo forma … infatti Ubalda passava intere giornate e
talvolta anche nottate nella falegnameria di famiglia … prigioniera beata della sua voglia di
compiacere il bel principe … intenta a lavorare di scalpello … quel tenero
legno … divino retaggio!
Mai flauto più bello –
dovete credermi- fu realizzato! Una sorta di piccolo gioiello, capolavoro
indiscusso, che alla silenziosa presenza di qualsiasi occhio umano, ben
allenato al cospetto della bellezza allo stato puro … non poteva che suscitare
una strana sensazione di godimento inaspettato, che profumava di quel non so
che di eternità!
Venne dunque il gran
giorno; ma la nostra amica Ubalda non poteva esserne lieta! Aveva aperto, con
caparbietà tipicamente femminile, il suo vecchio armadio di cedro antico … ma
niente di quei suoi quattro cenci, ormai storditi dal tempo e dall’usura,
avrebbe mai potuto essere giusto per il genetliaco di Ettore. Che tristezza nel
cuore di Uby; un velo di malinconia le sporcava quel suo viso squadrato e
paffuto e quei suoi due fondi neri di bottiglia grondavano all’impazzata di
lacrime salate come un mare in tempesta!
Ma niente paura … a che
serve la protezione di una fata? La mitica SBRODOLINA aveva assistito in
religioso mutismo a quanto stava accadendo a casa della sua figlioccia … e,
commossa da si tanta costernazione, decise che non poteva esimersi
dall’intervenire.
E allora si materializzò
d’innanzi alla sua adorata amica e, baciandola sulla guancia sinistra,
pronunciò un mantra miracoloso … va da sé – evviva la banalità- che in quattro
e quattr’otto … Ubalda si ritrovò abbigliata per la gran soirée danzante:
nonostante il suo essere tremendamente anonima 365 giorni all’anno … in quel
frangente, però, appariva bella, come una diva di Hollywood : capelli
impomatati ed impreziositi in uno chignon di gran classe … abito lungo, di
circostanza, rosso cardinale, accompagnato con discrezione da uno scialle di
seta cinese. Il vestito era davvero un meraviglioso spettacolo di forme e di
geometrie perfette: scollato appena appena sul davanti, dove trionfava, in
pompa magna, una splendida collana di perle a doppio giro, resa ancora più
ricca da un cameo lavorato a mano … mentre sul retro campeggiava una profonda
scollatura a v che di certo avrebbe stuzzicato i vogliosi pruriti di quei
ventenni di buona famiglia in cerca di una preda da impallinare ad ogni costo!
A Palazzo, intanto, la
musica da camera sottolineava, con una
grande disinvoltura, quell’impalpabile emozione, che, ogni rampolla di buona
famiglia e ogni gallina di buona creanza, provava dentro di sé al solo pensiero
di diventare una futura testa coronata!
Quelle cagnette in calore
si guardavano, dunque, con sospetto e con il desiderio più atroce di farsi
fuori l’una con l’altra … del resto –
siamo sinceri- a tutte … quelle oche giulive … quell’osso saporito faceva di
certo molto gola!
Piano piano quella musica
soft ed avvolgente andava scemando in un silenzio quasi irreale … come in una
plumbea giornata invernale, ammutolita, a sorpresa, dalla caduta fortuita di
candida neve vestita a festa … Il momento era dunque topico Sua Grazia il Principe Ettore II era in
procinto di aprire i numerosi cadeaux, giunti a lui da ogni parte del globo,
per mano di speranzose puellae con la bava alla bocca!
Il giovane principe aveva
così ricevuto ogni sorta di ben di Dio: dai tappeti preziosi agli arazzi da
mille e una notte … dalle automobili sportive, all’ultima moda, agli animali
più rari, che la stessa Madre Terra avrebbe mai potuto lui offrire … dai
gioielli più vistosi ad ogni sorta di reggia dimora, dove poter trascorrere il
suo piacevole tempo!
Eppure, inaspettatamente,
l’attonito festeggiato rimase assai colpito da quel flauto di legno profumato
… che lo volle subito provare a suonare.
… Si sentì stranamente felice dentro, come se per la prima volta, fosse
realmente in pace con se stesso! Come se per un istante, avesse potuto
comprendere fino alla sua stessa origine … quell’amore nostrano che, vestito di
semplicità, lo avrebbe fatto sentire
finalmente vivo!
E fu così che per la prima
volta in una favola qualunque … un ricco castellano scelse come gentil consorte
… una ragazza del popolo, assai bruttina ed irrimediabilmente digiuna da
etichetta e da bon ton!
La nostra amica Uby
divenne, dunque, sposa di maggio e la sua vita si divise equamente tra i suoi
mille e mille doveri di corte e la sua consapevolezza di figlia e di sorella,
in quella piccola falegnameria, dove ogni cosa ebbe il suo naturale inizio …
dove ogni cosa, anche la più inimmaginabile,
si risolse in un happy end tutto da ricordare!
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