Barbara Persiani era una sciocca
ragazzina di provincia. Frequentava il liceo classico non per merito o perché
possedesse una sorta di cervello fruttuoso, capace di portare a termine, con
grande onore, una simile impresa … ma per casta! Lei era l’improbabile figlia
del leggendario notaio Guido Persiani, omuncolo avido e gran porco di
professione. Un nome … una garanzia per quel piccolo ed inutile paesello di
provincia, falso ed ipocrita per conclamata necessità!
Sprovvista di morale propria e di ingegno umano, la poverina … cretina per innata vocazione … campava a sopravvivere glorificandosi con il mondo intero per quel suo corpo da pin-up e per quella sua fisicità tanto discutibile che avrebbe fatto uscir pazzo un casereccio Michelangelo da due soldi dei nostri giorni.
Alta, slanciata … le provocanti forme al posto giusto, armonizzate ben distribuite nei punti strategici e decisamente al posto giusto … in uno spettacolo di piacevole idillio, che suscitava così i più bassi istinti animaleschi di chiunque per sfiga sua si trovasse al suo gentil cospetto.
Nel piccolo borgo medioevale lei era conosciuta come una leggiadra farfalla che non disdegnava affatto passare con facile disinvoltura da un fiore all’altro!
Quanta gioia e quanta beneficienza aveva dunque elargito con una assai gravosa presunzione di sé!
La sua giornata tipo … a parte parcheggiarsi cinque ore dietro un banco di facciata, la mattina … consisteva nell’autocelebrazione del suo ego smisurato, nella venerazione estrema di quella sua paciosa femminilità disarmante ed ammiccante allo stesso tempo. Il pomeriggio cherie trascorreva tre noiosissime ore in una palestra super lusso per modellare cosce e glutei, affinché quella sua carne così soda e accattivante non provasse la vergogna di un tragico e inevitabile declino nella valle della mediocrità!
Immancabile nel carnet della Barbara il the delle cinque rigorosamente sorseggiato nella caffetteria più in di quel piccolo paesello di stolte creature allo sbando. Naturalmente come una vip che si rispetti … lei non compariva mai sola sul luogo del delitto! Se Giorgio aveva da fare, Carlo il ganzo era già pronto a far da cavalier servente … e poi c’erano Gianni, Michele … Piero e all’occorrenza l’esercito della salvezza!
Chiunque partecipasse alla sacralità delle cinque si vedeva poi obbligato ad accompagnare la figlia del notaio Persiani nella via centrale di quel covo di vipere invidiose; cosicché la medesima fanciulla, gongolante del suo essere falsamente donna, potesse mostrare ai comuni mortali quanto di buono la natura le aveva elargito!
Per Barbarella il tempo andava incalzando e quindi, dopo aver concesso lo straordinario onore di una sua indimenticabile passerella e dopo aver stuzzicato i pruriti di quei quattro cafoni arricchiti, tornava beatamente sorniona nel suo caldo nido.
La dimora Persiani più che una casa non era altro che un grande e lussuoso albergo cinque stelle: gente che entrava; gente che usciva ad ogni ora del giorno.
Qui in queste mura di amorale perdizione, la ragazzina si faceva quattro salti in padella e poi come la Marylin dei Poveri subito in bagno, pronta per il restauro! La nottata era tutta sua!
Alle venti e trenta minuto più minuto meno, una cabriolet grigio metallizzato l’aspettava con estrema devozione nell’angolo più buio della via, lontana da occhi indiscreti e domande alquanto imbarazzanti e ridondanti!
E lei, la regina della notte, come una cenerentola senza orologio, alle quattro del mattino, annunciava il suo rientro, scendendo da un fuoristrada giallo titty e cantando a squarciagola una “tenera melodia” dedicata al buon e vecchio dio Bacco!
Barbarella era solita, come da copione, al sabato … disdegnare l’impegno scolastico, poiché urgeva l’irrinunciabile appuntamento con Fabrice, il coiffeur … amico e confidente. E sia mai, crollasse il mondo, che un sabato lei potesse rinunciare a questa goduriosa necessità!
I suoi capelli erano una priorità a prescindere, era vitale per lei trascorrere il sabato al salone di bellezza: la sua chioma doveva passare ad ogni costo da quel biondo paglierino, oramai demodé, a quel rosso acceso … da professionista titolare indiscussa di quel palo 17!
Generalmente il week-end era per la giovane Persiani l’occasione migliore per frequentare quella beauty farm all’ultimo grido … ma soprattutto l’occasione più ghiotta per sedurre – in incognito- l’ultimo sventurato di turno!
Eh sì! Avere una relazione stabile e sicura con la dolce Barbarella significava non solo assicurarsi un piccolo crack finanziario; ma principalmente mettere in preventivo l’acquisto certo di un pacchetto completo di sedute terapeutiche presso un buon psicoterapeuta, nella speranza più rosea di aver quel colpo di sedere per ritrovar se stessi!
Accadeva in una fredda notte di dicembre … mentre la nostra Barbarella, rintanata sotto quel piumone di oca giuliva, guardava un film col bel Di Caprio … all’improvviso la svolta! Una scritta piccola … piccola scorreva frettolosa ed intrigante su quello schermo piatto ultimo modello. Si cercavano infatti nuovi talenti per una serie televisiva; era gradito un bel personalino!
Così l’indomani, zaino di Prada in spalla, tra le mani una fetta di pane con la nutella … la nostra piccola eroina era seduta su quel pullman di terzo livello: direzione capitale!
La noia più nera sembrava accarezzare quel viaggio interminabile. Ma in una stazione, dimenticata da Dio, lo sguardo seducente di quella Bovary nostrana, scrutando oltre quel finestrino sporco di cacca di uccello, incrociava sguardo malinconico di giovane ragazzo trasandato.
Com’era diverso quel seducente vagabondo! Capelli corvini, lunghi … portati ribelli fin su quelle due spalle ben messe … occhi verdi come lo smeraldo più puro, tristi, dannatamente tristi. Vicino a lui una vecchia chitarra malconcia: non era certo uno di quei soliti viziati figli di papà ai quali lei stessa si era concessa a cuor leggero!
Il pullman si fermò come per magia e Barbarella, per la prima volta, agì dunque d’istinto … non pensando al suo proprio tornaconto … MIRACOLO! Raccolse il suo zainetto di Prada e senza pensarci corse incontro al vero amore!
Nel piccolo e stonato borgo di plastica nessuno la vide più! E quei pochi che giurarono di averla incontrata … dicevano di averla veduta in giro per l’Europa, nelle piazze delle più importanti capitali: il pallido cavaliere servente suonava con quella chitarra sgangherata melodie di cuore e lei leggiadra, come l’ultima étoile, danzava sulle ali di una ritrovata felicità, finalmente libera di essere realmente se stessa….
Sprovvista di morale propria e di ingegno umano, la poverina … cretina per innata vocazione … campava a sopravvivere glorificandosi con il mondo intero per quel suo corpo da pin-up e per quella sua fisicità tanto discutibile che avrebbe fatto uscir pazzo un casereccio Michelangelo da due soldi dei nostri giorni.
Alta, slanciata … le provocanti forme al posto giusto, armonizzate ben distribuite nei punti strategici e decisamente al posto giusto … in uno spettacolo di piacevole idillio, che suscitava così i più bassi istinti animaleschi di chiunque per sfiga sua si trovasse al suo gentil cospetto.
Nel piccolo borgo medioevale lei era conosciuta come una leggiadra farfalla che non disdegnava affatto passare con facile disinvoltura da un fiore all’altro!
Quanta gioia e quanta beneficienza aveva dunque elargito con una assai gravosa presunzione di sé!
La sua giornata tipo … a parte parcheggiarsi cinque ore dietro un banco di facciata, la mattina … consisteva nell’autocelebrazione del suo ego smisurato, nella venerazione estrema di quella sua paciosa femminilità disarmante ed ammiccante allo stesso tempo. Il pomeriggio cherie trascorreva tre noiosissime ore in una palestra super lusso per modellare cosce e glutei, affinché quella sua carne così soda e accattivante non provasse la vergogna di un tragico e inevitabile declino nella valle della mediocrità!
Immancabile nel carnet della Barbara il the delle cinque rigorosamente sorseggiato nella caffetteria più in di quel piccolo paesello di stolte creature allo sbando. Naturalmente come una vip che si rispetti … lei non compariva mai sola sul luogo del delitto! Se Giorgio aveva da fare, Carlo il ganzo era già pronto a far da cavalier servente … e poi c’erano Gianni, Michele … Piero e all’occorrenza l’esercito della salvezza!
Chiunque partecipasse alla sacralità delle cinque si vedeva poi obbligato ad accompagnare la figlia del notaio Persiani nella via centrale di quel covo di vipere invidiose; cosicché la medesima fanciulla, gongolante del suo essere falsamente donna, potesse mostrare ai comuni mortali quanto di buono la natura le aveva elargito!
Per Barbarella il tempo andava incalzando e quindi, dopo aver concesso lo straordinario onore di una sua indimenticabile passerella e dopo aver stuzzicato i pruriti di quei quattro cafoni arricchiti, tornava beatamente sorniona nel suo caldo nido.
La dimora Persiani più che una casa non era altro che un grande e lussuoso albergo cinque stelle: gente che entrava; gente che usciva ad ogni ora del giorno.
Qui in queste mura di amorale perdizione, la ragazzina si faceva quattro salti in padella e poi come la Marylin dei Poveri subito in bagno, pronta per il restauro! La nottata era tutta sua!
Alle venti e trenta minuto più minuto meno, una cabriolet grigio metallizzato l’aspettava con estrema devozione nell’angolo più buio della via, lontana da occhi indiscreti e domande alquanto imbarazzanti e ridondanti!
E lei, la regina della notte, come una cenerentola senza orologio, alle quattro del mattino, annunciava il suo rientro, scendendo da un fuoristrada giallo titty e cantando a squarciagola una “tenera melodia” dedicata al buon e vecchio dio Bacco!
Barbarella era solita, come da copione, al sabato … disdegnare l’impegno scolastico, poiché urgeva l’irrinunciabile appuntamento con Fabrice, il coiffeur … amico e confidente. E sia mai, crollasse il mondo, che un sabato lei potesse rinunciare a questa goduriosa necessità!
I suoi capelli erano una priorità a prescindere, era vitale per lei trascorrere il sabato al salone di bellezza: la sua chioma doveva passare ad ogni costo da quel biondo paglierino, oramai demodé, a quel rosso acceso … da professionista titolare indiscussa di quel palo 17!
Generalmente il week-end era per la giovane Persiani l’occasione migliore per frequentare quella beauty farm all’ultimo grido … ma soprattutto l’occasione più ghiotta per sedurre – in incognito- l’ultimo sventurato di turno!
Eh sì! Avere una relazione stabile e sicura con la dolce Barbarella significava non solo assicurarsi un piccolo crack finanziario; ma principalmente mettere in preventivo l’acquisto certo di un pacchetto completo di sedute terapeutiche presso un buon psicoterapeuta, nella speranza più rosea di aver quel colpo di sedere per ritrovar se stessi!
Accadeva in una fredda notte di dicembre … mentre la nostra Barbarella, rintanata sotto quel piumone di oca giuliva, guardava un film col bel Di Caprio … all’improvviso la svolta! Una scritta piccola … piccola scorreva frettolosa ed intrigante su quello schermo piatto ultimo modello. Si cercavano infatti nuovi talenti per una serie televisiva; era gradito un bel personalino!
Così l’indomani, zaino di Prada in spalla, tra le mani una fetta di pane con la nutella … la nostra piccola eroina era seduta su quel pullman di terzo livello: direzione capitale!
La noia più nera sembrava accarezzare quel viaggio interminabile. Ma in una stazione, dimenticata da Dio, lo sguardo seducente di quella Bovary nostrana, scrutando oltre quel finestrino sporco di cacca di uccello, incrociava sguardo malinconico di giovane ragazzo trasandato.
Com’era diverso quel seducente vagabondo! Capelli corvini, lunghi … portati ribelli fin su quelle due spalle ben messe … occhi verdi come lo smeraldo più puro, tristi, dannatamente tristi. Vicino a lui una vecchia chitarra malconcia: non era certo uno di quei soliti viziati figli di papà ai quali lei stessa si era concessa a cuor leggero!
Il pullman si fermò come per magia e Barbarella, per la prima volta, agì dunque d’istinto … non pensando al suo proprio tornaconto … MIRACOLO! Raccolse il suo zainetto di Prada e senza pensarci corse incontro al vero amore!
Nel piccolo e stonato borgo di plastica nessuno la vide più! E quei pochi che giurarono di averla incontrata … dicevano di averla veduta in giro per l’Europa, nelle piazze delle più importanti capitali: il pallido cavaliere servente suonava con quella chitarra sgangherata melodie di cuore e lei leggiadra, come l’ultima étoile, danzava sulle ali di una ritrovata felicità, finalmente libera di essere realmente se stessa….
La
vita scorreva lieta in quella piccola cittadina di provincia, dove ogni cosa
sembrava priva di volgarità, dove ogni sentimento umano si proiettava dunque in
modo benevolo e creava una sorta di primavera sensoriale …
E lei
la giovane studentessa appena diplomata al conservatorio si apprestava in
quella calda domenica di fine luglio a lasciare quel nido d’ovatta, che l’aveva
fino quel giorno garbatamente svezzata.
Dopo
aver raccolto i pochi brandelli di una vita piatta si incamminò di buon grado,
con passo celere, verso la stazione … felice in cuor suo, come una
giovane mente ardimentosa d’apprendere i segreti velati del buon vivere … e non
voltandosi più indietro salì sul treno, anche se in un dolce istante di tenera
commozione … le scese furtivamente su quel viso ambrato una lacrima, mentre il
suo nido piano piano scompariva nel nulla. E con esso se ne andavano così i
rancori e i fantasmi di un passato ancora troppo recente!
La
ragazza, con la fantasia di un poeta ancora in erba, cercava, con fatica, nella
sua testa ancora alquanto scossa da quegli eventi … che si susseguivano
incalzandola, risposte certe sul suo domani!
Amore
veritiero, cercava invano! Non era certamente brutta la ragazzina di provincia,
eppure Afrodite … capricciosa per natura … l’aveva sempre punita con
passioncelle futili ed erronee, che attimo dopo attimo, l’avevano – ahimé-
catapultata in tetri labirinti di lacrime e di ostilità.
All’improvviso,
come in una favola di genere che si rispetti, ecco, dunque, un’inaspettata
magia, piovuta da un cielo assai benevolo e prolifico di bontà! Apparve dal
nulla giovane presenza fulgida nella sua uniforme di gran gala … con passo
celere e sicuro … catalizzava su di sé … sguardo voglioso di giovane donna,
assettata di sentimento sincero.
Nessuna
parola di cortesia ci fu nell’aria! Solamente un intrigante ed intenso gioco di
pura e sana perversione di sguardi e di intese reciproche … come se quelle due
creature angeliche fossero per fato e cospirazione divina obbligate
all’incontro !
E
quando quel treno -di una felicità a portata di mano – si arrestava dolcemente
e quel giovane uomo vestito di gloria propria apriva lo sportello, in
quella calda sera di mezza estate; la fanciulla, nel suo pieno turbinio di
emozioni in esplosione di divenire, raccolse la sua piccola storia,
seguendo quindi il suo cuore innamorato.
Camminava
… camminava contenta, come quel fragile pargolo in cerca d’affettuoso seno
materno … certa in anima sua di trovare quella sincera risposta, che l’avrebbe
realmente fatta sentire donna … vera e finita!
Il
ragazzo entrò quatto quatto in un grande parco, vegliato con cortesia d’intento
da quel muto leone alato, posto al centro di quell’idilliaca scena d’autor … e
proseguì, con il suo fiero incedere, degno della parata meglio riuscita, lungo
quel viale di cipressi secolari … fino a quando si trovò d’innanzi ad un’antica
porta dall’austero aspetto, che conduceva nel castello della sua tragica
infanzia.
E lei
… meravigliosamente Sybille, fremente e sempre più coinvolta da quel
fitto mistero d’amore, aveva assistito impassibile ad ogni focoso passo di quel
pallido milite!
Senza
riflettere e senza porsi alcun quesito di genere; decise di aprire senza
indugio la porta di quel desiderio suo più intimo. E come moderna Arianna sfidò
con immaginario filo quel suo gaudioso labirinto …
La sua
andatura risultava tarda e lenta, ma nonostante ciò il suo piccolo cuore
estasiato pulsava all’impazzata, come se dovesse da un momento all’altro
scoppiare di cotanta contentezza!
Salì
una scala a chiocciola, ritrovando finalmente davanti a sé quel suo pallido
eroe d’altro tempo … e i suoi pensieri, che fino a quel giorno erano sempre
stati puri, si fecero sorprendentemente torbidi ed incontrollabili!
Gli
occhi cerulei di lei lo incalzavano senza pietà … come quel leggero venticello,
amico sincero di un Shelley, fine poeta. Mentre lui, l’Alessandro … gran
condottiero dei giorni nostri … avanzava timido su quella scacchiera
immaginaria.
E
quando fu al cospetto della sua gentil Fedra … accarezzò con quelle sue forti e
vogliose mani i folti e biondi capelli di lei, mentre le ore … i minuti ed i
secondi – come antichi amoretti dispettosi – trascorrevano furtivi e malandrini
permettendo loro, teneri amanti in estasi di sensi, di giocare con la loro
spiccata sensualità!
Lui
con una mano tremante d’emozione le andava sbottonando quella bianca camicetta
d’organza e con l’altra si occupava garbatamente di quel tenero e giovane seno
… mentre lei per la prima volta ammetteva a sé stessa di sentirsi finalmente
donna!
E
quando i due si sentirono improvvisamente nudi, come Adamo ed Eva nel giardino
dell’Eden, si rifugiarono sotto morbide lenzuola di seta nera.
La
notte si disperse quindi in una assai piacevole melodia di cherubini gioiosi,
che, in un girotondo sfrenato d’ilarità, gridavano al modo la possibilità
di credere ancora all’amore.
Il
sole, l’indomani, danzò puntuale in quella stanza del piacere … baciando in
fronte l’ignara Sybille … lui non c’era più!
La
guerra, maledetta guerra, lo aveva rapito in una follia sconclusionata … e lei
stordita si accasciava su quella vecchia poltrona di velluto verde.
I
giorni passavano tiranni e del giovane solo meravigliosi e sfocati ricordi in
un costante fermo immagine … e nell’aria cupa vagava mesta quella canzone
oramai nostalgica!
Sybille,
fedele come Argo nei confronti del suo amato Odisseo, si consumava in un pianto
ininterrotto … come se fosse mesta candela in una notte dannatamente buia …
dietro a quella finestra dalle tende strappate da un lancinante dolore senza
fine …
E alla
fine seppe!
“come
burrasca benevola
Il
peso del passato … l’avvolse
E lei
tremava in quelle dolci lenzuola di seta nera
…
Viaggiava
incalzando la sua giovane fantasia repressa
Come
Didone splendida
Negli
inferni danteschi …
Dove
sei? Cosa fai?
E
all’improvviso nefasto presagio di una morte annunciata
Macchia
di sangue apparve!
Quel
ragazzo dal volto triste
Fulgido
in quella sua uniforme di prestigio
Giaceva
sul freddo suolo
In
terra straniera
Come
un vecchio albero stanco
Del
proprio vivere …
Lacrime
solo lacrime
Offriva
quel viso di donna
La dea
Guerra aveva dunque
Un’
altra giovane vittima
Sedotto
ed abbandonato!”
Commenti
Posta un commento