il 68 al cinema ... antonioni e il deserto

antonioni si era avvicinato al mondo giovanile con il film blow-up  italia 1966, prima della contestazione vera e propria. questo film aveva infatti portato sul grande schermo uno dei fenomeni che lo avevano preceduto... il movimento beat già molto critico nei riguardi dello status quo. anche se la rottura era limitata alla sfera della mentalità, della morale e della musica. il regista introduceva una tagliente dissonanza nell'assai ridotto cosmo del capitalismo dominante, attraverso le gesta dei nuovi ribelli... i chiassosi... i colorati.... gli estroversi giovani che incrociavano con fatica la difficile ricerca di un protagonismo attivo. pareva che antonioni volesse alludere alla presenza di una irrazionalità che non si lasciava  contenere negli imperativi razionali e consumistici del capitale. insomma si concentrava sull'inconoscibilità del reale, l'impotenza del soggetto a dominarlo. antonioni lasciava così uno spazio - forse un pò troppo contenuto- alla realizzazione di un'alternativa che però finiva tuttavia per essere assorbita a sua volta nel caos indistinto che fonda la medesima realtà. i giovani contestatori anti litteram - nel film i componenti del complesso yardbirds - contribuivano ad accendere il dubbio con conseguente crisi  nel fotografo-regista inducendolo a giocare una partita a tennis senza rete e racchette- un simbolo di profonda crisi già di per sè. ma anche questi giovani musicisti erano vittime di una realtà che risultava sempre diversa da quella che appariva. in blow-up si insisteva dunque sul divario tra immagine - realtà nel suo apparire- e sua indagine- ingrandimento. si arrivava così ad affermare che il più di significato che poteva avere - i colori, il mondo hippy e la facilità dell'incontro- sembrava coincidere con un più di ambiguità. il regista rimarrà fedele sempre all'idea del giovane ribelle poco politicizzato, nel complesso molto più emotivo che razionale e molto più disposto a vivere su di sè le contraddizioni e ad agire magari istintivamente piuttosto che spinto da una vera progettualità di una soluzione politica più adatta alle circostanze. 

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