Sybille
La vita scorreva lieta in quella piccola cittadina di provincia...dove ogni cosa sembrava priva di volgarità...dove ogni sentimento si proiettava in modo benevolo...E lei la giovane studentessa appena
diplomata si apprestava in quella domenica di luglio a lasciare quel nido che l'aveva svezzata...Dopo aver raccolto i pochi brandelli della propria esistenza si avviò di buon grado alla stazione...
felice come una mente desiderosa di apprendere...e non voltandosi salì sul treno...malinconicamente la cittadina si stava piano piano allontanando e con essa andavano scemando i rancori e i
fantasmi di un passato ancora troppo recente...La ragazza con la fantasia di un poeta ancora in erba cercava nella sua testa alquanto frastornata dagli stessi eventi risposte sul suo domani...
Amore sincero cercava...non era brutta,eppure la capricciosa Afrodite l'aveva sempre punita con passioni sbagliate...che istante dopo istante...l'avevano catapultata in labirinti di lacrime e ostilità
...all'improvviso la magia...ecco apparire dal nulla una giovane presenza..fulgida nella sua uniforme di gala...Nessuna parola tra i due...solamente un intenso gioco di sguardi e di intese reciproche
...Improvvisamente il treno si arrestò,e quel giovane così fiero nei suoi gesti...aprì lo sportello sparendo in una sera di mezza estate...A questo punto la fanciulla raccolse la sua piccola storia e
seguì il suo cuore...Camminava...camminava contenta ....come quel bimbo in cerca del seno materno...sicura di trovare una sincera risposta al suo bisogno di essere amata...il ragazzo entrò
in un grande parco...e proseguì lungo un viale costeggiato da un esercito di antichi cipressi...fino a quando si trovò d'nnanzi ad una porta dall'altero aspetto che conduceva in un muto castello...
E lei l'indomita Sybille,che aveva assistito impassibile ad ogni passo di quel pallido milite...senza riflettere decise di aprire la porta del desiderio più intimo...E come moderna Arianna sfidò il suo
labirinto dimenticandosi l'importanza del "filo"...la sua andatura era tarda e lenta...ma nonostante ciò il suo cuore pulsava all'impazzata...Salì una scala a chiocciola...ritrovandosi di fronte l'eroe
dei suoi pensieri più torbidi...gli occhi cerulei di lei lo incalzavano come quel vento romantico primo amore di Shelley...Mentre lui,l'Alessandro dei giorni nostri avanzava come alfiere su di una
scacchiera...e quando fu d'innanzi alla sua Fedra accarezzò con le sue forti mani i biondi capelli di lei...Le ore...i minuti...trascorrevano furtivi e benevoli permettendo ai due amanti di proseguire
nei loro giochi proibiti....Lui con una mano le sbottonava la camicetta...e con l'altra si occupava di quel tenero seno...e lei per la prima volta si sentiva finalmente donna...e quando i due si scoprirono
nudi come Adamo ed Eva nell'Eden...si rifugiarono sotto morbide lenzuola di seta nera...La notte si disperse in una melodia di Cherubini gioiosi...Il sole,l'indomani,puntuale ....danzò in quella
stanza del piacere... .baciando in fronte l'ignara Sybille...Lui non c'era più la guerra lo aveva rapito...passavano tiranni i giorni...e del giovane solo ricordi di una canzone nostalgica...Lei,fedele
....come Argo nei confronti di Odisseo...si consumava come candela in una notte buia...davanti a quella finestra...e alla fine seppe...
"come burrasca benevola...
il peso del passato...l'avvolse
e lei tremava nelle dolci lenzuola di seta nera...
viaggiava incalzando la sua giovane fantasia...
come Didone negli inferi danteschi...
Dove sei? Cosa fai?...
e all'improvviso nefasto presagio di morte...
macchia di sangue apparve...
Quel ragazzo dal volto triste...
fulgido nella sua uniforme..
giaceva sul freddo suolo...
come un vecchio albero stanco del proprio vivere...
lacrime solo lacrime offriva quel viso di donna...
la dea Guerra aveva sedotto e abbandonato un'altra vita....

La triste storia di Sabine
In quel pomeriggio di fine luglio neppure il sole sembrava più avere il desiderio di scaldare il cuore dell'uomo ed Heidelberg pareva addormentarsi muta ed impietrita d'innanzi a quel malinconico turista immerso nei suoi mille perché.
Sabine,vent'anni di lì a poco,nella giornata più romantica di una giovinezza malsana,trascinava quei piedi così stanchi spingendo quella carrozzina ultimo modello.
Qui,seduto,vi vegetava Andreas …fisicamente presente ma idealmente smarrito nel labirinto del suo dolore più profondo.
Non era più il ragazzo che sorridendo andava incontro alla meravigliosa scoperta della sua essenza più intima.
Erano lontani,troppo lontani quei suoi giorni così spavaldi in cui cavalcando quella bicicletta si tuffava nel vento amico sperando nella gioia di una bandiera a scacchi…e lei l'amata Sabine,come fedele Penelope,lo attendeva a quel traguardo per regalargli quel bacio d'amore…il pegno della vittoria…
Ora su quel ponte che cullava,guardingo,il fiume Necker …c'erano solamente due fantasmi…due estranei silenziosi.
Se chiudeva gli occhi la ragazza si rivedeva davanti al portone dell'Haus zum Ritter … due teneri amanti si cercavano con insistenza,le mani di lui sfioravano i capelli di lei e lei si sentiva al settimo cielo…e poi le loro labbra si avvicinavano in una melodia di passione.
Ma nel momento in cui Sabine ritornava alla realtà e il suo sguardo si sgretolava d'innanzi ai resti di quella larva umana…le lacrime le lambivano le gote d'alabastro…"dov 'era finito il suo Andreas?..." Non era possibile che quella accozzaglia di pelle e di ossa potesse essere lo stesso ragazzo forte che nei suoi momenti più bui la stringeva tra le braccia e con parole di zucchero le faceva dimenticare le angherie della giovinezza…
E adesso,nella sventura,quel suo grande trasporto per Andreas stava vacillando e la cosa le faceva veramente paura…Che stranezza solo due anni prima proprio lei,seduta ad un tavolino,mentre sorseggiava una pils a Marktplatz,aveva giurato eterno amore al suo cavaliere senza macchia accettando quell'anello di corallo…Come si poteva sentire libera di gettare al vento tutto quello che l'amore le aveva donato fino a quel momento?
Tutti quei pensieri la facevano sentire bastarda dentro,non poteva neppure negare di aver più volte desiderato la morte di Andreas…Aveva solo vent'anni e chiedeva solamente di poter vivere…Lentamente il vortice di quei pensieri si stava allentando nella mente di Sabine … I due ragazzi erano quindi giunti al vecchio castello di Heidelberg,quel gioiello dalla gotica atmosfera le cui mura possenti davano l'idea alla fragilità umana di discreta protezione… Subito la giovane senza una logicità di pensiero corse verso la più piccola delle torri…
E affacciandosi si accorse che d'innanzi a lei il mondo le appariva più buono…un mondo in cui lei doveva senza riserve stare accanto al suo Andreas…Dall'alto,con occhio languido lei contemplava il Philosophenweg,quell'immensa distesa di verde impreziosita da una moltitudine di alberi secolari e di fiori i cui colori le evocavano forti sensazioni di una pace interiore ormai ritrovata…Rammentava guardando quel luogo baciato dalla natura quei loro teneri giochi amorosi,anche lei e il suo Andreas avevano varcato a piedi nudi quel Paradiso…
Sabine di colpo tornò alla realtà,si diresse verso Andreas…lui era là…gli occhi chiusi ed un sorriso sulle labbra…La ragazza si chinò sul ragazzo,con delicatezza gli prese la mano,era gelida!
Il cuore di Andreas si era di colpo addormentato…Sabine era finalmente libera da quel giogo…che d'incanto si era dissolto nel nulla…E allora perché quel sottile velo di tristezza era così palpabile nell'aria?
Nella sua testa sconvolta da quell'addio così irreale danzavano subdoli quegli ultimi pensieri di una giovane amante colpevole di troppo amore…
"Caro amore mio,
con te ho passato le ore più liete…con te i miei occhi ridevano alla vita…Che poesia la prima volta in cui le tue mani con delicatezza mi sfioravano …l'ingenuità di quel nostro primo bacio,quella notte consumata con avidità tra le lenzuola di seta nera…con la solenne promessa di amore eterno…E poi la tempesta…ti ho lasciato affinché proprio tu non entrassi nel mio inferno…Amarti significava aprire la porta di quella nostra gabbia dorata…
Ti ho amato,ti amo…ti amerò per sempre…
Ben venga la notte
Con la luna e le stelle
Ben venga quel cavallo alato
Che mi conduca
Dove io possa essere veramente serena
Che mi conduca
Nel paese dell'oblio
Nel paese dei balocchi…
                                        LA TUA RANDAGIA "

Favole di cioccolato
Mi ricordo come se fosse ieri le favole che quella vecchierella che sedeva sul sagrato della chiesa,mentre lavorava a maglia,era solita raccontare a quel randagio dagli occhi tristi.
Storie piccole piccole che certamente facevano a pugni con l'arroganza di un tempo che lentamente si scioglieva nelle lacrime della gente…
Una bella domenica d'agosto,un cielo innamorato perso di quel sole che fiero riscaldava i prati intenti a cullare le fragili margherite…e nell'aria sembrava quasi trionfare una festosa armonia di intriganti melodie che la stessa natura aveva partorito nel suo ventre fecondo…
Vedevo,lieto nell'animo,l'immagine serena di quella bimba,goffa nella sua camminata infantile,stringere con forza la mano di un giovane padre…trent'anni di leggerezza,la consapevolezza di essere vivo…due corpi lanciati da una mano fortunata che si avventuravano in quel giardino dei balocchi…
Bambini scalzi che rincorrevano nel vento il loro aquilone di carta pesta,mentre un mimo di altro tempo flertava con la curiosità dei passanti…e quei due innamorati alfieri di un sentimento ormai in disuso si erano addormentati sotto quella quercia centenaria l'uno abbracciato all'altro…una madre ancora in erba stringeva al suo seno quella creatura che sorrideva alla vita….
Là solo e timoroso nascosto tra gli alberi se ne stava segretamente in disparte un piccolo laghetto artificiale dimora principesca di un cigno ballerino…
Lui bello e lucente nella sua veste di eterna purezza era solito regalare ai visitatori stupiti meravigliosi spettacoli che nella loro semplicità ti facevano comprendere la bellezza della vita….
Lui con eleganza e discrezione scivolava su quello specchio cristallino disegnando la parabola di un miracolo…era la stella di una rappresentazione senza prezzo,era il legame terreno con l'arte nella sua vera essenza…e chiunque lo avesse incontrato con lo sguardo anche solo per un istante non avrebbe mai potuto evitare di sentirsi più pulito dentro…
E anche la bambina era stata colpita da quel primo ballerino senza calzamaglia…Così il papà la faceva sedere su quella panchina di legno di cedro e insieme mano nella mano assistevano alla prima…
Sorrideva beata la piccola spettatrice e magari sognava di indossare le scarpette e il tutù…e di danzare per il suo papà….
Ma la felicità dura quanto un temporale e quando finisce e ti specchi ti accorgi che nei tuoi occhi non c'è più quella luce che ti rendeva così speciale…
E in quella domenica di agosto la bimba disse addio ai sogni dell'infanzia…un gruppo di ragazzi,inebetiti dall'alcool,mentre il cigno volteggiava libero ed ignaro su quel suo grandioso palcoscenico,incominciarono ad insultarlo e a tirargli delle pietre…fino a quando l'animale agonizzante non esalò l'ultimo suo respiro …l'acqua cristallina si tinse di rosso…
La bambina con il pianto nel cuore guardò il padre,lui le asciugò le lacrime e la mise sulle sue spalle …in silenzio si incamminarono verso casa…Quella sera la bambina si addormentò tra le braccia della mamma,ma l'indomani guardandosi allo specchio si sarebbe scoperta più grande…Lungo quel ponte dove un tempo marciava trionfante l'esercito del Kaiser stava un vecchio per gettarsi nel vuoto dell'indifferenza…
Com'era bella Heidelberg in quella fotografia di primavera…
Gli scoiattoli si lanciavano da un ramo all'altro di una quercia di antica storia e le rondini intonavano il loro inno alla vita …
Quel cielo azzurro come gli occhi di quell'ultima sposa vergine e quel sole sorriso di un cherubino innamorato tentavano invano di far desistere il vecchio dal suo folle disegno di morte…
Ma nulla poteva cancellare l'onta di una vita di stento!
Piano piano quella tiepida calura cominciava lentamente a scemare ed un leggero venticello sussurrava il suo malinconico lamento …Il vecchio diresse il suo sguardo verso quel piccolo fazzoletto di prato in fiore che timidamente flertava con un piccolo corso d'acqua…e in silenzio la vita prendeva forma …
Un cucciolo d'uomo,angelo biondo,stava correndo a piedi nudi,stringendo tra le ingenue dita quel filo che soggiogava con perfidia quel palloncino rosso…
Il vento soffiava vigoroso eppure quel bambino non aveva paura anzi lo sfidava con spavalderia…
Era felice,spensierato si sentiva il re dei pirati …
Ma all'improvviso il piccolo inciampò e il suo palloncino si liberò da quel giogo,volando lontano in quello spazio senza più barriere…
Nessuna lacrima nell'aria , il bambino si rialzò e ricominciò a correre più felice di prima salutando con un dolce arrivederci il compagno suo più fedele di un'infanzia dal sapore di cioccolato…e fu così che quel vecchio si arrese alla vita,voltò le spalle al maestoso fiume e sparì nel nulla di un giorno qualunque…
Ricordo ancora le favole di quella nonnina,momenti di estrema dolcezza che ti toccano il cuore in un tripudio di atmosfere che invitano quel fanciullino nascosto in noi a rinascere dalle viscere della nostra cattiveria….E quando ebbe finito di raccontarle si addormentò tra le calde braccia del Dio Sonno…là accanto a lei,sul sagrato della Casa di Maria la vegliava guaendo quel randagio dagli occhi tristi…

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