Annette an ihren Geliebten
(Annette al suo amato)
Ich sah, wie Doris bei Damöten stand,
er nahm sie zärtlich bei der Hand.
Mit starrem Blick sahn sie einander an,
Und sahn sich um, ob nicht die Eltern wachen;
Und da sie niemand sahn,
Geschwind - jedoch genug -
sie machtens, wie wirs machen. Ho visto Doride accanto a Damota,
Lui le prese teneramente la mano.
Si guardarono fissi negli occhi, poi
guardarono in giro, che non vegliassero genitori;
e poiché non videro nessuno,
svelti - ma bene -
fecero come facciamo noi.
Questa prima poesia è del 1766 - Goethe l'ha scritta quando aveva appena 17 anni. È un esempio tipico di poesia rococò, leggera e giocosa, ed è una delle poche poesie che sopravvivono all'autodafé con cui nel 1767 il giovane Goethe volle "chiudere" una fase della sua vita.
Es schlug mein Herz; geschwind zu Pferde!
(Mi batteva il cuore, svelto, a cavallo!)
Es schlug mein Herz; geschwind zu Pferde!
Und fort! wild, wie ein Held zur Schlacht.
Der Abend wiegte schon die Erde,
Und an den Bergen hing die Nacht;
Schon stund im Nebelkleid die Eiche
Wie ein getürmter Riese da,
Wo Finsternis aus dem Gesträuche
Mit hundert schwarzen Augen sah.
Der Mond von einem Wolkenhügel
Sah schläfrig aus dem Duft hervor;
Die Winde schwangen leise Flügel,
Umsausten schauerlich mein Ohr;
Die Nacht schuf tausend Ungeheuer;
Doch tausendfacher war mein Mut;
Mein Geist war ein verzehrend Feuer,
Mein ganzes Herz zerfloß in Glut.
Ich sah dich, und die milde Freude
Floß aus dem süßen Blick auf mich.
Ganz war mein Herz an deiner Seite,
Und jeder Atemzug für dich.
Ein rosafarbes Frühlingswetter
Lag auf dem lieblichen Gesicht,
Und Zärtlichkeit für mich, ihr Götter!
Ich hofft es, ich verdient es nicht.
Der Abschied, wie bedrängt, wie trübe!
Aus deinen Blicken sprach dein Herz.
In deinen Küssen welche Liebe,
O welche Wonne, welcher Schmerz!
Du gingst, ich stund und sah zur Erden,
Und sah dir nach mit nassem Blick;
Und doch, welch Glück! geliebt zu werden,
und lieben, Götter, welch ein Glück! Mi batteva il cuore; svelto, a cavallo!
E via! Con l'impeto dell'eroe in battaglia.
La sera cullava già la terra,
e sui monti si posava la notte;
se ne stava vestita di nebbia la quercia,
gigantesca guardiana, là
dove la tenebre dai cespugli
con cento occhi neri guardava.
Da un cumulo di nubi la luna
sbucava assonnata tra le nebbie;
i venti agitavano le ali sommesse,
sibilavano orridi al mio orecchio;
la notte generava migliaia di mostri,
ma io mille volte più coraggio avevo;
il mio spirito era un fuoco ardente,
il mio cuore intero una brace.
Ti vidi, e una mite gioia
passò dal tuo dolce sguardo su di me;
fu tutto per te il mio cuore,
fu tuo ogni mio respiro.
Una rosea primavera
colorava l'adorabile volto,
e tenerezza per me, o numi,
m'attendevo, ma meriti non avevo.
L'addio, invece, mesto e penoso.
Dai tuoi occhi parlava il cuore;
nei tuoi baci quanto amore,
oh che delizia, e che dolore!
Partisti, e io restai, guardando a terra,
guardando te che andavi, con umido sguardo;
eppure, che gioia essere amati,
e amare, o numi, che gioia!
La poesia Es schlug mein Herz; geschwind zu Pferde! è invece un prodotto di un Goethe poeticamente più maturo - stürmeriano - composta nel 1771. La scrisse a 22 anni, quando era a Strasburgo.
Holde Lili, warst so lang...
(Cara Lili, sei stata a lungo...)
Holde Lili, warst so lang
All mein Lust und all mein Sang;
Bist, ach, nun mein Schmerz, und doch
All mein Sang bist du noch. Cara Lilli, sei stata a lungo
tutta la gioia, tutto il mio canto;
adesso, ahimè, sei tutto il mio dolore, eppure
sei tutto il mio canto ancora.
Wisst ihr, wie ich gewiß euch Epigramme...
(Sapete come vi darei epigrammi)
Wisst ihr,
wie ich gewiss euch Epigramme zu Scharen fertige,
führet mich nur weit von meiner Liebsten hinweg. Sapete
come vi darei epigrammi a non finire?
Basta portarmi via, lontano dal mio amore.
La poesia Holde Lili, warst so lang è molto breve, ma significativa: è scritta nel 1775, quando sta per lasciare la fidanzata Lili. La amava, ma non si sentiva pronto per il matrimonio. In momenti come questi, cioè quando inizia o quando finisce un amore, Goethe scrisse le poesie più belle.
Ancora più esplicita in questo senso è la poesia Wisst ihr, wie ich gewiß euch Epigramme... . La lontananza dall'amata lo ispira poeticamente più di qualsiasi altra cosa e lo ammette.
Woher sind wir geboren?
(Da dove siamo nati?)
Woher sind wir geboren?
Aus Lieb.
Wie wären wir verloren?
Ohn Lieb.
Was hilft uns überwinden?
Die Lieb.
Kann man auch Liebe finden?
Durch Lieb.
Was läßt nicht lange weinen?
Die Lieb.
Was soll uns stets vereinen?
Die Lieb. Da dove siamo nati?
Dall'amore.
Come saremmo perduti?
Senza amore.
Cosa ci aiuta a superarci?
L'amore.
Si può trovare anche l'amore?
Con amore.
Cosa abbrevia il pianto?
L'amore.
Cosa deve unirci sempre?
L'amore.
Woher sind wir geboren? è una poesia del Goethe "maturo", era contenuta in una lettera a Charlotte von Stein, un amore molto importante per Goethe, ma del tutto platonico e spirituale.
Cupido, loser, eigensinniger Knabe!
(Cupido, monello testado!)
Cupido, loser, eigenwilliger Knabe!
Du batst mich um Quartier auf einige Stunden.
Wie viele Tag' und Nächte bist du geblieben!
Und bist nun herrisch und Meister im Hause geworden!
Von meinem breiten Lager bin ich vertrieben;
Nun sitz ich an der Erde, Nächte gequälet;
Dein Mutwill schüret Flamm auf Flamme des Herdes,
Verbrennet den Vorrat des Winters
und senget mich Armen.
Du hast mir mein Geräte verstellt und verschoben;
Ich such und bin wie blind und irre geworden.
Du lärmst so ungeschickt; ich fürchte das Seelchen
Entflieht, um dir zu entfliehn, und räumet die Hütte. Cupido, monello testardo!
M'hai chiesto un riparo per poche ore,
e quanti giorni e notti sei rimasto!
Adesso il padrone in casa mia sei tu!
Sono scacciato dal mio ampio letto;
sto per terra, e di notte mi tormento;
il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco,
brucia le scorte d'inverno
e arde me misero.
Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei,
io cerco, e sono come cieco e smarrito.
Strepiti senza ritegno, e io temo che l'animula
fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna.
Molto poco platonica è Cupido, loser, eigensinniger Knabe!, una poesia scritta in Italia dove, all'età di 36 anni, conosce per la prima volta il lato "carnale" dell'amore - la poesia lo fa capire abbastanza bene.
Im Vorübergehn
(Mentre andavo)
Ich ging im Felde
So für mich hin,
Und nichts zu suchen,
Das war mein Sinn.
Da stand ein Blümchen
Sogleich so nah,
dass ich im Leben
Nichts lieber sah.
Ich wollt es brechen,
da sagt es schleunig:
Ich habe Wurzeln,
Die sind gar heimlich.
Im tiefen Boden
bin ich gegründet;
Drum sind die Blüten
So schön geründet.
Ich kann nicht liebeln,
Ich kann nicht schranzen;
musst mich nicht brechen,
musst mich verpflanzen. Andavo per i campi
così, per conto mio,
e non cercare niente
era quello che volevo.
E lì c'era un fiorellino,
subito lì, vicino,
che nella vita mai
ne vidi uno più bello.
Volevo coglierlo,
ma il fiore mi disse:
possiedo radici,
e sono ben nascoste.
Giù nel profondo
sono interrato;
per questo i miei fiori
son belli tondi.
Non so amoreggiare,
non so adulare;
non cogliermi devi,
ma trapiantare.
Questa è una poesia molto dolce dedicata alla moglie Christiane, scritta nel 1813. In quell'anno lei aveva 51 anni, lui 64.
Die Leidenschaft bringt Leiden
(La passione porta dolori)
Leidenschaft bringt Leiden! - Wer beschwichtigt
beklommenes Herz, das allzuviel verloren?
Wo sind die Stunden, überschnell verflüchtigt?
Vergebens war das Schönste dir erkoren!
Trüb ist der Geist, verworren das Beginnen:
Die hehre Welt, wie schwindet sie den Sinnen!
[...] La passione porta dolore! - Chi placherà
il cuore oppresso, che troppo ha perduto?
Dove sono le ore, troppo presto svanite?
Invano ti fu riservata tanta bellezza!
Cupo è lo spirito, confusi i propositi;
questo mondo sublime, come dilegua ai sensi!
[...]
An Werther
(A Werther)
Noch einmal wagst du, vielbeweinter Schatten,
hervor dich an das Tages-Licht,
begegnest mir auf neubeblümten Matten,
und meinen Anblick scheust du nicht,
Es ist als ob du lebtest in der Frühe,
wo uns der Tau auf einem Feld erquickt
und nach des Tages unwillkommner Mühe
der Scheidesonne letzter Strahl beglückt;
Zum Bleiben ich, zum Scheiden du erkoren,
gingst du voran und hast nicht viel verloren.
[...]
Wie klingt es rührend, wenn der Dichter singt,
den Tod zu meiden, den das Scheiden bringt!
Verstrickt in solche Qualen, halbverschuldet,
Geb ihm ein Gott, zu sagen, was er duldet. Ancora una volta, ombra tanto compianta,
osi emergere alla luce del giorno,
mi vieni incontro su prati appena fioriti,
e non temi il mio sguardo;
è come se nell'alba vivessi,
quando la rugiada nel campo ci rianima,
e dopo gli graditi affanni del giorno
ci fa gioire l'ultimo raggio di sole;
io destinato a restare, tu a partire,
m'hai preceduto, e molto non hai perso.
[...]
Com'è struggente la voce del poeta che canta
per sfuggire la morte ch'è il distacco!
A lui, catturato in questi tormenti con sua parte di colpa,
conceda un dio di esprimere quel che in segreto soffre.
Le ultime due poesie Die Leidenschaft bringt Leiden e An Werther sono state scritte nel 1823, quando Goethe aveva 74 anni, dopo la fine del suo ultimo grande amore, la 17enne Ulrike Sophia von Levetzow. Goethe era talmente coinvolto in questo amore che chiese addirittura ai genitori di Ulrike di sposarla. I genitori erano lusingati, ma Goethe non ricevette risposta sperata. In quel periodo Goethe scrisse forse le più toccanti poesie d'amore che rappresentano anche una specie di addio all'amore del grande poeta. Infatti, le poesie in quel periodo sono le ultime poesie d'amore che Goethe scrisse nella sua vita.
Il fatto che le parole Leidenschaft (passione) e Leiden (dolori) abbiano, in tedesco, la stessa radice linguistica rende immediatamente chiaro cosa Goethe volesse esprimere in questa poesia e in An Werther (A Werther) rievoca persino la figura del Werther che nell'opera giovanile di Goethe si suidica perché non poteva avere la donna che amava.
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