Una nuova detective per Michael Connelly
Il protagonista assoluto di L’ultimo giro della notte, capolavoro dello scrittore statunitense Michael Connelly, edito da Piemme nella traduzione di A. Colitto,è Renée Ballard, un’investigatrice originaria di Los Angeles. In origine la donna lavorava come cronista di nera presso un noto giornale; poi stanca di scrivere di delitti, si accorge, nel suo più intimo inconscio, di quel desiderio smisurato di indossare la divisa, per diventare, a tutti gli effetti, parte pulsante di quelle medesime storie da lei raccontate con tanta partecipazione. Come se volesse in un certo senso esorcizzare tutte quelle brutture e tutte quelle nefandezze che la sua penna in tanti anni di onorato servizio ha dovuto descrivere per informare a dovere l’opinione pubblica.
La detective, donna di grande carattere e di forte tempra, viene presentata dall’autore americano con meravigliosa dovizia di particolari e con una sequela di fini artifizi letterari che, grazie alla loro capacità di rendere il carisma della protagonista e suscitare empatia nel lettore, la presentano come una figura assai intelligente e dotata di grande fiuto, capace di stare alla pari con i suoi stessi colleghi in un mondo ancora prettamente maschile e maschilista. E infatti la nostra intrepida Renée diviene in poco tempo una risorsa di prestigio presso la Omicidi. Poi, però, come un fulmine a ciel sereno, la sua promettente carriera subisce una dura battuta d’arresto. Il motivo? La matassa presto dipanata.
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A causa di un’indagine poco felice e assai complicata anche per la più brillante mente pensante, l’indomito funzionario in gonnella tira fuori “gli attributi” e mostra ai suoi superiori una certa insofferenza nel rispettare le regole del gioco, suscitando così lo storcimento di naso dei suoi colleghi, che ne approfittano subito per farle le scarpe. E lei, ingiustamente punita e pungolata nel suo orgoglio, con il compagno Jenkins verrà relegata al turno di notte, subendo un torto inqualificabile e un’onta difficile da digerire.
Quindi i due eroi per caso si vedranno costretti a fare quello che nel gergo della polizia viene denominato “l’ultimo spettacolo” ovvero seguire forzatamente un crimine che, comunque vada, alle sette della mattina seguente dovrà passare, come una sorta di testimone forzato, ai loro colleghi di serie A. Inutile dire che per Renée questa decisione presa a tavolino rappresenta una sorta di grave sconfitta emotiva, non solo come funzionario di polizia, ma soprattutto come donna, che ogni giorno deve farsi valere in quel piccolo microcosmo declinato al maschile.
Questo accadimento, ossia il fatto di non vedere la conclusione del crimine stesso, suscita inevitabilmente nella già provata psiche della Ballard e socio una sorta di limite invalicabile e di struggimento interiore, perché viene minata l’autostima di due persone che in fondo fanno della loro professione una sorta di credo, una specie di mantra irrinunciabile.
Ma una notte, come in un gioco a incastro di fluttuanti ombre cinesi, le cose per i nostri due eroi vanno d’improvviso complicandosi e nello stesso tempo giocano a loro favore; poiché inaspettatamente vengono chiamati sul luogo di due delitti, all’apparenza slegati l’uno dall’altro. Le cose però, come accade il più delle volte, non sono mai come sembrano. E questa strana coppia ne è ben consapevole.
Da una parte viene trovato il corpo inerme di un travestito picchiato in maniera selvaggia e bbandonato moribondo –senza pietà – su di una spiaggia; dall’altra, in contemporanea, ci si trova di fronte a un’avvenente attricetta che viene trovata cadavere in un noto locale di Hollywood.
Renée e socio, infischiandosi, come di costume, della loro alquanto traballante reputazione e delle procedure standard, intuiscono che in realtà queste due macabre storie del quotidiano presentano una sottile e indissolubile connessione. Quindi va da sé che l’investigatrice decide di indagare a ogni costo e di andare fino in fondo, anche scontrandosi con i stessi.
Questo romanzo rappresenta un vero caso letterario, perché, fin dalla sua prima comparsa sul mercato americano, si è meritato il titolo di numero uno nelle classifiche del «New York Times».
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Ciò che colpisce maggiormente ne L’ultimo giro della notte è dunque la presenza di questa nuova e accattivante detective: una donna tosta, caparbia e risoluta, destinata per queste ragioni a prendere il posto dell’investigatore Harry Bosch, lo storico protagonista della maggior parte dei capolavori ad alta tensione di Connelly, dal quale lo stesso autore si è congedato, con una certa emozione, nel 2018 con la pubblicazione di Il lato oscuro dell’addio.
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